Cartolina da Assisi
di Nicola Magliulo
Raffaele
Ariante è pittore che segue una sua personalissima ricerca. Anche nella
sua recente serie dei 33 Crocefissi, la rappresentazione della Croce
assume tratti originali. Ogni naturalistico segno della Passione, viene
lasciato cadere: sul corpo di Gesù non c'è traccia dell'agonia, il volto
appare coperto, e il legno della Croce cancellato. Solo l'uso di qualche
colore, come un rosso vivo che fa da sfondo, ricorda il dramma.
E' la potenza della Vita sulla morte che Ariante vuole rappresentare,
ovvero mette in scena l'icona che più di ogni altra nella nostra cultura
rappresenta la sofferenza e la morte, per far esplodere, in e da essa, la
Vita.
Il movimento del corpo, e le
braccia aperte come ali, fanno cenno all'inizio di un volo, ad una
riconquistata leggerezza. E' come se il pittore volesse rappresentare
l'ascesa di Gesù al cielo fin dalla Croce: immaginare la liberazione dallo
spirito di gravità di questo mondo come un compimento che non cancella la
sofferenza patita, ma la oltrepassa, trasfigura ed accoglie.
Il dono della libertà appare fondato su di un Dio che ama e spera che i
figli siano capaci già Ora, e non solo in un astratto aldilà, dell’istante
pieno, di ospitare il Regno dei cieli in noi. |
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Cartolina da Assisi
pag. 1 di
Nicola
Magliulo
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Oltre la storia ...
pag. 1
di Marika Guerrini
•
Con
“Karawan…”
verso un Marocco civico
pag. 3
di Valentina Castellano
•
Lo studio del passato...
pag. 3
di Carmen Milone
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Eventi pag. 5
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REPORT:
"Fuoco su di me”
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Per Massimo
Cacciari, la morte di Dio significa l’impossibilità di legarci ed
assolutizzare qualsiasi ente, valore mondani: Dio chiama perché ci si
strappi da ogni amore di sé. <<Innaturalità somma>>, follia per la
sapienza antica.
E anche se disperiamo di fruire di una tale oltre-umana misura di amore,
non possiamo che specchiarci, interrogare, inseguire, amare la purezza che
ci è stata rivelata. Solo essa consente di vederci nella nostra miseria,
nei nostri limiti, e insieme ci dona la possibilità di sopportarla, di
purificarla, di gioire.
Roma
Oltre la storia
il film di L. Lambertini
di Marika Guerrini
Le fotografie sono di Pino Sondelli su concessione dell'ufficio stampa De
Lucia Levèque Associati
E’ luce bianca
la stanza dei giochi: FUOCO SU DI ME, scena diciotto, film di Lamberto
Lambertini.
Napoletana luce bianca, quella che illumina a dismisura, la stessa
impietosa sui volti, nel tempo. Luce bianca sul grande tappeto, sui
giocattoli, sui bimbi, quattro, figli di Gioacchino Murat.
Altro tempo, diciannovesimo secolo, lontano, altro spazio, simile ad ora,
Portici, la reggia, l’isola di Procida.
Ma la stanza dei giochi non ha tempo, non ha spazio, in essa tutto
avviene, tutto è possibile, tutto si progetta, si immagina nel...facciamo
finta che, il gioco più antico, più vero, attuale sempre. La stanza dei
giochi è presente nel film di Lambertini, sempre, oltre la scena, la
diciotto appunto, è nel sottofondo, sempre, poi, ancora oltre, quale eco
in prospettiva lontana se pur presente: intrighi, battaglie, vicende di
uomini nella e fuori dalla storia.
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