E’ fin troppo
facile, tuttavia, contrapporre il tanto non fatto: si è da poco appreso
che il piano di fuga, necessario per i noti e ricorrenti fenomeno
bradisismici, dal 2000 a prima dello scioglimento non è mai stato
approntato. Così come mai si è messo mano ad un piano di delocalizzazione
per le attività artigianali in grado di liberarle dai prefabbricati e dare
spazio e spazi per le loro attività; o ad un progetto di utilizzo per le
aree ex Sofer, salvo sbandierare, negli ultimi giorni prima dello
scioglimento, mirabolanti inviti a urbanisti di fama internazionale.
Inoltre, cosa di cui poco si discute, i comuni hanno anche competenze
relativamente ai problemi derivanti dall’inquinamento acustico, al
controllo dei rumori prodotti non solo dalle auto ma anche da locali,
discoteche etc.
Ma è soprattutto la mancanza mostrata dall’amministrazione uscente, ma
anche da quelle che l’hanno preceduta, di un cultura e capacità di governo
adeguata ad una città di quasi centomila abitanti e dal patrimonio unico,
ad essere ciò che nessuna riparazione di buche stradali potrà mai
sostituire.
A Bacoli un sindaco che ha cavalcato il malcontento contro sia il
centrosinistra che il centrodestra, e che io non ho votato, sta avviando
la raccolta differenziata dei rifiuti: vedremo se riuscirà ad essere una
cosa seria; ma se lo sarà, amministratori e dirigenti puteolani e bacolesi
del centrosinistra e del centrodestra, avranno un motivo in più per
meditare sulla loro mediocre e inefficace azione di governo.
Renzo Piano ha usato una volta una bella espressione: allegria urbana. La
allegria di Pozzuoli non può limitarsi o esaurirsi nella moltiplicazione
di locali, ristoranti, pub, pizzerie, discoteche. Non ho nulla contro
certe forme di divertimento, purché si sviluppino senza gravare sulla
vivibilità dei luoghi attraverso l’occupazione degli spazi, il caos
automobilistico, il rumore da un lato; e non sia l’unico e ultimo
orizzonte del tempo libero, e degli interessi, passioni, comportamenti di
giovani e non. I giudizi moralistici sono sempre sbagliati e ipocriti; è
sempre nella debolezza, nella superficialità banale, che non coincide
affatto con la spensieratezza, che si radicano modi miseri di spendersi la
vita; e solo facendo crescere concrete e condivise alternative che si pone
rimedio ad essi.
Così come non possiamo e vogliamo proporre o regredire all’idea di un
politico puro, che costituisce l’eccezione e non la norma in ogni epoca
storica. E, tuttavia, ci sono meccanismi di potere (licenze, controlli,
nomine, favori, appalti) interni all’attività politico-amministrativa,
veri e propri centri di gestione monopolistiche delle risorse pubbliche;
si può esigere una politica che rimetta in discussione questi assetti,
senza moralismi, verificando la bontà del funzionamento e controllando
quantità e qualità della spesa? Cosa occorre cambiare perché ciò avvenga?
Quali forze, poteri, regole condivise possiamo attivare per voltare pagina
davvero?
Il rispetto delle regole e delle leggi deve essere un principio guida
della futura amministrazione. Esso deve essere coerentemente e
concretamente applicato e perseguito fugando ogni dubbio circa una sua
applicazione diseguale che ne chieda il rispetto ai deboli e non ai forti,
o che sia contrattata e subordinata a motivi di consenso.
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Ma occorre
anche che la legge non sia vista solo come punitiva e restrittiva. Accanto
all’intransigente repressione dell’assalto di strade e marciapiedi, del
suolo pubblico in particolare quando circonda beni culturali di grande
prestigio e visibilità; al necessario freno del fenomeno degli abusi
edilizi che devastano siti, arredo urbano, diritti di vicini etc., occorre
anche lavorare per una politica che consenta in modo rapido, senza
ricorrere a favoritismi, di poter costruire e modificare immobili laddove
siano compatibili con ciò che li circonda, anche diminuendo vincoli per
certi versi forse eccessivi; un politica che non sia solo negativa, che
sappia dire solo dei no, o che finisca con il gravare su chi le imposte le
paga; in cui ad esempio l’Ici (pilastro di ogni bilancio comunale) non
gravi soprattutto sui proprietari che maggiormente dichiarano i loro
contratti d’affitto etc.
Roma sul marciapiede
di Marika Guerrini
Ecco, è accaduto, sta accadendo, quel che si sperava non accadesse. Lo
speravo io, alcuni operatori del settore, quelli dell’accoglienza, lo
sperava chi sapeva, conosceva il pericolo incombente. Per sentito dire,
voci che si moltiplicano come eco di montagna. Ma qui non siamo in
montagna.
Ieri è andato a farsi visitare, è andato da lui perché medico anche nella
sua terra, in quella di
entrambe. No, nulla di grave, ha detto il medico, solo un’irritazione
cutanea. Gli ha prescritto una
pomata poi, per maggior sicurezza, lo ha mandato in un ospedale
specialistico per malattie cutanee.
Ha quattordici anni, si è confidato con il medico, era spaventato. E’
afghano, anche lui come gli altri, quelli di un altro articolo, minorenni
un po' più grandi, loro. E’ qui da pochi giorni, come sempre. E’ di quelli
che vivono alla Stazione Ostiense, tra altri ragazzi anche loro fissati
nel precedente articolo, su questa stessa rivista, scritto da me, anche
quello. Non vorrei scrivere articoli come questo, non vorrei conoscere
alcuni fatti, vorrei non esistessero i motivi di questi miei articoli.
Avevo deciso di scrivere su di un film questa volta, quello di Marco
Tullio Giordana, il film portato a Cannes, a Hollywood, quello dal titolo:
“Quando sei nato non puoi più nasconderti”. Un film sull’immigrazione
clandestina, la prostituzione minorile, appunto, un film vero, di
contenuto, avrebbe dovuto essere presente più a lungo nelle sale, come
altri, superficiali, inutili. Sì un film utile. La gente non vuol pensare.
Il regista va ringraziato. Un film la cui visione consiglio. Ma non ho
potuto sorvolare sulla notizia di cui sto trattando, non è stato
possibile.
Lì alla Stazione Ostiense ora hanno di che sfamarsi, ora c’è la Croce
Rossa, passa il lunedì con un pasto caldo, coperte. C’è la Comunità di
Sant’Egidio, mi sembra che passi il giovedì. Gli altri giorni non so, non
hanno saputo dirmelo, ma un pasto ce l’hanno quasi sempre.
Ma ci sono anche loro. Ora. Come in, quando sei nato non puoi più
nasconderti, sono rumeni gli artefici, rumeni e albanesi, prima non
c’erano, non accanto agli afghani.
continua...
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