Indietro

home

Avanti

pagina 2

25 ottobre 2005

Numero 0

è tornato in campo ed alla prima vera occasione ha dato un impulso forte al rinnovamento. Fuori e contro la capacità di valorizzare fino in fondo questo segnale, sta solo la decadenza della politica, la crisi profonda dei partiti: più essi si decompongono, più si fa strada la convinzione che per affrontare e risolvere i problemi bisogna aggirare istituzioni e procedure democratiche tradizionali e non.
Il rinnovamento, in una situazione di sfiducia, passa attraverso un singolo personaggio – vedi ad es. Bacoli o Monte di Procida - il cui carisma e le cui capacità positive o negative che siano, coagulano intorno a sé un consenso che bypassa partiti e coalizioni ‘bollite’, rissose, poco incisive, e quindi accantonate dai cittadini.
Si sta inoltre diffondendo, attraverso un’enfatizzazione in primo luogo giornalistica, l’idea semplicistica e manichea, che amministrazione e ceto politico e istituzionale, puteolani e flegrei, malgovernino perché subalterni, o complici della delinquenza organizzata, della camorra cui sarebbero in vario modo asserviti; in modo analogo a quanto accade anche per gli uomini e le attività economiche, commerciali etc.
Ma a noi pare più persuasiva l’idea che la mediocrità, la miseria materiale, morale e culturale di politici e amministratori flegrei abbia radici e ragioni non riducibili a simili ‘inquinamenti’ che pure certamente esistono; e siano semmai radicate in un trend molto più profondo ed epocale che, nonostante le sue indubbie specificità e degenerazioni locali, non si differenzia nella sostanza da un più generale tramonto della politica.
 

Ingrandisci

Che tutto sia contrattabile, barattabile, è l’impressione che comunicano forse solo i nostri rappresentanti locali?
Si può isolare la pochezza del nostro capitale umano dall’affermarsi dell’individuo e dell’antipolitica ovunque, dalla crisi di ogni ethos, e chiudersi in lamentazioni localistiche?

Si guardi a problemi come l’abusivismo edilizio, il cattivo funzionamento della raccolta dei rifiuti urbani, o il traffico automobilistico: davvero si crede di poterli affrontare senza prospettare alternative credibili che rendano la società civile partecipe e protagonista di scelte e comportamenti innovativi, e senza quindi limitare e governare il permanere vorace ed informe di appetiti individuali, di abitudini consolidate?
E può un’amministrazione pensare, o le si può chiedere, di cambiare dall’alto, senza un coinvolgimento di associazioni e cittadini, sistema e modi di vita consolidati? Del tutto scadente e marginale appare la passione e la qualità culturale del dibattito politico ‘ufficiale’ in relazione a questi nodi. Ancora una volta bisognerebbe domandarsi radicalmente e seriamente: perché il politico, e la politica, qui come altrove, decadono?

 

 E a quali condizioni può darsi una politica adeguata al nostro esserci qui e ora?

Futuro Campi Flegrei

Solo in progetti, scelte, conflitti produttivi e di alto profilo può maturare ed emergere una politica meno indecente e una nuova classe dirigente; se si tratta, invece, solo di comporre un microcosmo di egoismi particolaristici, di compiacere la corte formata dagli amici degli amici, allora amministratori di condominio, o politici da basso impero, possono bastare…

Dovremmo, allora, sollevare e confliggere intorno alle vere questioni: quale città vogliamo? Con quale consapevolezza e quali scelte ci relazioniamo al destino della nostra città, alle spinte anche contraddittorie che la animano? Come perseguire, ad esempio, insieme la città del turismo culturale e gastronomico, senza un governo capace di porre e gestire i problemi derivanti dall’intreccio dei due differenti tipi di flussi? (Si pensi solo al traffico: ticket e divieti, senza parcheggi alle porte dei centri storici, dei lidi balneari non potranno davvero raggiungere l'obbiettivo; qualcosa di positivo si sta facendo invece in relazione al rafforzamento del metrò del mare).

Sentiamo ripetere sempre le stesse cose: ciò che di positivo (il rilancio dei nostri beni culturali) o di negativo (gestione dei rifiuti, delle asl) si è fatto nei Campi Flegrei dipende in larga parte dalla Regione Campania; e le amministrazioni comunali flegree seguono passivamente le scelte regionali per subalternità e convenienza; in alcuni casi, a torto o a ragione, le ostacolano, in altri le promuovono, fanno la loro parte; più raramente cercano di avere voce in capitolo e di porsi alla pari, producendo un originale contributo.

Le idee e i progetti di sistemazione e sviluppo dei comuni flegrei – che, tra l’altro, si guardano bene dal pensare di potersi mettere insieme in una sorta di Comune dei Campi Flegrei -, e i criteri di lottizzazione e di gestione di fondi e uomini, appaiono di fatto condivisi da tutti, così come l’idea che si tratti essenzialmente di accaparrarsi quanti più finanziamenti possibili; il dissenso resta confinato solo ai modi e ai tempi di attuazione dei progetti.

Ma non c'è altro da aggiungere a questa analisi?

A noi pare, invece, che occorrerebbe rinnovare il bagaglio di idee con cui guardiamo a questi processi, e parliamo all’intelligenza e al cuore dei cittadini: sottrarsi, ad esempio nel dibattito intorno alla forma urbis e alla sua relazione con il passato, ad una sterile contrapposizione tra conservazione e innovazione: da un lato, non fare dei nostri centri storici il cronicario mummificato dei ricordi della comunità, e, dall’altro, reagire all’imporsi di una città futura in cui la vita e le abitazioni dei quartieri periferici siano costruite come contorni per strade senza ‘luoghi’, i cui confini siano dati dal punto dove terminano le vie di comunicazione, ed ogni relazione tra centro e periferia venga sovvertita e rimescolata.

Come immaginare il futuro dei luoghi dove abitiamo, laddove la radicale trasformazione in corso delle città, minaccia la sopravvivenza e la qualità del nostro vivere in comune: “… è possibile vivere senza luogo? E’ possibile abitare dove non si danno luoghi? L’abitare non avviene dove si dorme e qualche volta si mangia, dove si guarda la televisione e si gioca col   continua...

stampa