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pagina 3

giugno 2006

Numero 7

Roma

Luci sull’arte:
Chao Ge e Rino Sessa

di Marika Guerrini


Folate di vento, praterie, nubi dal sapore metafisico, silenzi di deserti intervallano austerità di volti, di sguardi, compostezza di corpi, contadina regalità. Questo scaturisce dal pennello di Chao Ge, artista cinese di quella Regione Autonoma cinese della Mongolia Interna.

E mongoli sono gli spazi stepposi e tagliati dai venti, mongoli i personaggi raffigurati, mongolo il suo animo che traspare in quest’arte dalla strana risonanza macchiaiola.

Trovata per caso la mostra di Chao Ge, benché al Vittoriano, ignorata dai media attratti dal ben noto Modì, Modigliani alla storia. Eppure una sola gradinata li separa, si va per ammirare Modì, per scrivere su di lui, si viene attratti dalla piccola sala a sinistra, quasi in ombra, si varca la soglia ed è altro pennello, altra storia, altro mondo, altro ma non meno emozionante, meno suggestivo.

Non è paragone con Modigliani, è serbare un passato per volgere al futuro, un futuro diverso, fatto di incontri con mondi attuali e lontani, sconosciuti se pur presenti in altro aspetto sulle nostre strade.

Piacevole scoperta Chao Ge, piacevole scoperta questa risonanza macchiaiola, macchiaiola non per pennellata, macchiaiola per cromìa, per spazialità, come un Fattori, un Fontanesi. Spazialità che si delinea ovunque, nei paesaggi come nei volti, entrambe espressione dell’animo umano.

Cromìa che trova la sua potenza nella forza del bianco sull’ocra delle terre, in giochi di luci, di ombre in cui la linea è solo portatrice, strumento delineante ma non indispensabile ai volumi, agli effetti, essendo la luce-tenebra reale protagonista delle rappresentazioni.

Sapore di ricerca nelle opere di Chao Ge, ricerca pittorica e interiore come sempre quando l’arte è tale, ricerca che annulla le distanze spaziali, i confini, ricerca che permette di far incontrare due artisti diversi nello stile, nell’espressione modale, tonale, accomunati dalla bravura, dalla ricerca, dal gioco di luce, dalla sua supremazia. Gioco tradizionale in Chao Ge, futurista in Rino Sessa.

Ed è Rino Sessa l’altro artista, questo artista napoletano in cui la forza dinamica intrinseca al soggetto altro non è che luce, luce che nel delinearsi sulla tela frantuma la forma, si proietta in altro spazio, oltre la stessa tela, diviene speculazione.

Così mentre il primo, con memoria macchiaiola, dipinge le

 

cose annullando l’aspetto descrittivo per dar posto alle atmosfere, il secondo, raccogliendo l’eredità del Primo Futurismo, crea le atmosfere frantumando la descrizione per proporre la forma-luce.

“ ...per quanto concerne i colori, faccio del mio meglio perché questi abbiano le caratteristiche della luce...” dice Chao Ge, mentre “ ...la creatività è come la luce, evolutivamente eterna...” sottolinea Sessa.

Due artisti a confronto in un unico processo evolutivo. Stesso linguaggio, differenti parlate, grande arte. Due artisti che, sarebbe auspicabile, si incontrassero in nome di quell’arte difficile a trovarsi che li pervade.

Roma, Complesso del Vittoriano, Sala Giubileo dal 7 al 23 giugno 2006
Napoli, galleria Merliani, 137 dal 6 al 25 giugno 2006


Eventi News

 

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dal 3 al 21 luglio 2006


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