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pagina 3

maggio 2006

Numero 6

Così, mentre i media d’occidente focalizzavano la nostra attenzione ora su questa violenza ora sull’altra, mentre ci si interrogava sui perché, Ferroukhi, anzitempo partorita l’idea, entrava nel cuore dell’Islam per mostrarcelo.
Non solo regista ma autore di sceneggiatura e dialoghi, Ferroukhi ci ha dato un film, suo primo lungometraggio, dalle linee essenziali, pulite, senza intellettualismi. Un film asciutto nelle naturali scenografie degli esterni come in quelle degli interni, asciutto nei dialoghi al limite dall’esser scarni, perché di più non vi è bisogno, asciutto nella gestualità dei protagonisti, gestualità spesso assente nel moto continuo della vettura. Un film di grande contenuto, ricco di allegorie, di scene che si susseguono volutamente lente, incise ad incidere il significato che spesso si cela dietro l’apparenza delle stesse immagini. Un film reale ma privo di quell’ansito affannoso che caratterizza il tempo d’occidente, privo di sistema nervoso, se sia lecito quest’esprimersi in relazione ad un film.
Così, mentre i media d’occidente focalizzavano la nostra attenzione ora su questa violenza ora sull’altra, mentre ci si interrogava sui perché, Ferroukhi, anzitempo partorita l’idea, entrava nel cuore dell’Islam per mostrarcelo.
Non solo regista ma autore di sceneggiatura e dialoghi, Ferroukhi ci ha dato un film, suo primo lungometraggio, dalle linee essenziali, pulite, senza intellettualismi. Un film asciutto nelle naturali scenografie degli esterni come in quelle degli interni, asciutto nei dialoghi al limite dall’esser scarni, perché di più non vi è bisogno, asciutto nella gestualità dei protagonisti, gestualità spesso assente nel moto continuo della vettura. Un film di grande contenuto, ricco di allegorie, di scene che si susseguono volutamente lente, incise ad incidere il significato che spesso si cela dietro l’apparenza delle stesse immagini. Un film reale ma privo di quell’ansito affannoso che caratterizza il tempo d’occidente, privo di sistema nervoso, se sia lecito quest’esprimersi in relazione ad un film.
VIAGGIO ALLA MECCA è anche un film che, per la prima volta nella storia del cinema, può vantare scene girate effettivamente a La Mecca e, per di più, in periodo di pellegrinaggio, reali sono infatti le folle di pellegrini che vi si incontrano.
Indubbia la bravura degli attori, da Nicolas Cazale, il figlio Rèda, a Mohamed Majd nelle vesti del padre, da Jacky Nercessian, il Mustapha di uno degli incontri, a Ghina Ognianova la vecchia signora e così via.
Due ore per entrare con Ferroukhi nel cuore dell’Islam, centoventi minuti di estrema semplicità, minuti che scivolano con lo scorrere della pellicola lasciandoci sui titoli di coda nell’armonia delle musiche originali e nel sapore vagamente metafisico di un’atmosfera in bilico tra mondo reale e mondo onirico.


Napoli

Quando la ragione
si sposa con la poesia

di Carmen Milone


Molte strade, scuole, musei in Italia portano il suo illustre nome, è nato nella primavera del 1452, più di ciquecento anni fa, e si parla di lui come uno dei personaggi più poliedrici della storia. Si tratta del grande Leonardo da Vinci che pur definendosi “uomo sanza lettere”, in contrapposizione con gli umanisti del suo tempo, ha lasciato con i suoi scritti “volgari”un patrimonio inestimabile di arte e scienza.

 

Questo grande scenziato ha reso una concezione completamente nuova dell’arte che ha suscitato per i suoi contemporanei molto scalpore ed ancora oggi le sue idee sono oggetto di studio di molti critici. Molte manifestazioni in questo periodo sono state organizzate in suo onore soprattutto a Firenze, dove ha trascorso la maggior parte della sua vita.
Le sue pitture, le sue sculture, i suoi scritti con annessi disegni in più di cinquemila pagine, rivelano un animo vigoroso e sicuro delle sue teorie. Esse ruotano infatti attorno ad un unico perno: l’arte e la meccanica sono due scienze complementari.Tutto ciò che egli osservava in natura voleva riprodurlo fedelmente mediante l’arte; nei suoi appunti ci sono molti disegni di anatomia umana che riproducono perfettamente e matematicamente tutte le proporzioni dei diversi apparati.

L’arte era senz’altro basata sulla geometria e sull’armonia delle forme, e riproduceva come uno “specchio” quello che c’era in natura. Nei suoi appunti non ha mai distorto la realtà e ne ha riprodotto con precisione tutti i minimi particolari. In molte pitture è riuscito a raffigurare i più tremendi cataclismi naturali come terremoti o tempeste, riproducendone la dinamicità.
Per lui tutti gli esseri viventi funzionavano come delle macchine e quindi come da perfetto fisico riconduceva i processi fisiologici dell’uomo, degli animali, delle piante alle leggi della meccanica.Una serie di ingranaggi e di leve era alla base ad esempio della respirazione o del battito cardiaco: egli si serviva sempre di descrizioni minuziose accompagnate dai schizzi perfetti.
Ma il suo interesse era volto anche alle Scienze della Terra: studiò le dinamiche fluviali del Po, e progettava degli sbarramenti che consentissero l’utilizzo della potenza dei fiumi come forza motrice per le pale dei mulini. Studiò le rocce e i fossili, intuendo che milioni di anni fa al posto dell’Italia ci fosse un grande oceano in cui i picchi alpini fossero delle isole.
Senz’altro non si può che esaltare la modernità dei suoi studi che oggi sono ancora argomenti cardini per la fisica, l’anatomia comparata, la botanica, la geologia e la paleontologia. Queste sono tutte materie che oggi studia un naturalista, che in quanto tale, come il grande Leonardo deve sentirle sue, e viverle per spiegare i fenomeni naturali dimostrando che la natura è precisione in quanto segue precise regole che nessuno può cambiare. E se l’uomo cerca di variare le sue regole, essa irrimediabilmente si ribella e cerca di ritrovare un suo equilibrio.

 continua...

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