Così, mentre
i media d’occidente focalizzavano la nostra attenzione ora su questa
violenza ora sull’altra, mentre ci si interrogava sui perché, Ferroukhi,
anzitempo partorita l’idea, entrava nel cuore dell’Islam per mostrarcelo.
Non solo regista ma autore di sceneggiatura e dialoghi, Ferroukhi ci ha
dato un film, suo primo lungometraggio, dalle linee essenziali, pulite,
senza intellettualismi. Un film asciutto nelle naturali scenografie degli
esterni come in quelle degli interni, asciutto nei dialoghi al limite
dall’esser scarni, perché di più non vi è bisogno, asciutto nella
gestualità dei protagonisti, gestualità spesso assente nel moto continuo
della vettura. Un film di grande contenuto, ricco di allegorie, di scene
che si susseguono volutamente lente, incise ad incidere il significato che
spesso si cela dietro l’apparenza delle stesse immagini. Un film reale ma
privo di quell’ansito affannoso che caratterizza il tempo d’occidente,
privo di sistema nervoso, se sia lecito quest’esprimersi in relazione ad
un film.
Così, mentre i media d’occidente focalizzavano la nostra attenzione ora su
questa violenza ora sull’altra, mentre ci si interrogava sui perché,
Ferroukhi, anzitempo partorita l’idea, entrava nel cuore dell’Islam per
mostrarcelo.
Non solo regista ma autore di sceneggiatura e dialoghi, Ferroukhi ci ha
dato un film, suo primo lungometraggio, dalle linee essenziali, pulite,
senza intellettualismi. Un film asciutto nelle naturali scenografie degli
esterni come in quelle degli interni, asciutto nei dialoghi al limite
dall’esser scarni, perché di più non vi è bisogno, asciutto nella
gestualità dei protagonisti, gestualità spesso assente nel moto continuo
della vettura. Un film di grande contenuto, ricco di allegorie, di scene
che si susseguono volutamente lente, incise ad incidere il significato che
spesso si cela dietro l’apparenza delle stesse immagini. Un film reale ma
privo di quell’ansito affannoso che caratterizza il tempo d’occidente,
privo di sistema nervoso, se sia lecito quest’esprimersi in relazione ad
un film.
VIAGGIO ALLA MECCA è anche un film che, per la prima volta nella storia
del cinema, può vantare scene girate effettivamente a La Mecca e, per di
più, in periodo di pellegrinaggio, reali sono infatti le folle di
pellegrini che vi si incontrano.
Indubbia la bravura degli attori, da Nicolas Cazale, il figlio Rèda, a
Mohamed Majd nelle vesti del padre, da Jacky Nercessian, il Mustapha di
uno degli incontri, a Ghina Ognianova la vecchia signora e così via.
Due ore per entrare con Ferroukhi nel cuore dell’Islam, centoventi minuti
di estrema semplicità, minuti che scivolano con lo scorrere della
pellicola lasciandoci sui titoli di coda nell’armonia delle musiche
originali e nel sapore vagamente metafisico di un’atmosfera in bilico tra
mondo reale e mondo onirico.
Napoli
Quando la ragione
si sposa con la poesia
di Carmen Milone
Molte strade,
scuole, musei in Italia portano il suo illustre nome, è nato nella
primavera del 1452, più di ciquecento anni fa, e si parla di lui come uno
dei personaggi più poliedrici della storia. Si tratta del grande Leonardo
da Vinci che pur definendosi “uomo sanza lettere”, in contrapposizione con
gli umanisti del suo tempo, ha lasciato con i suoi scritti “volgari”un
patrimonio inestimabile di arte e scienza.
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Questo grande scenziato ha reso una concezione completamente nuova
dell’arte che ha suscitato per i suoi contemporanei molto scalpore ed
ancora oggi le sue idee sono oggetto di studio di molti critici. Molte
manifestazioni in questo periodo sono state organizzate in suo onore
soprattutto a Firenze, dove ha trascorso la maggior parte della sua vita.
Le sue pitture, le sue sculture, i suoi scritti con annessi disegni in più
di cinquemila pagine, rivelano un animo vigoroso e sicuro delle sue
teorie. Esse ruotano infatti attorno ad un unico perno: l’arte e la
meccanica sono due scienze complementari.Tutto ciò che egli osservava in
natura voleva riprodurlo fedelmente mediante l’arte; nei suoi appunti ci
sono molti disegni di anatomia umana che riproducono perfettamente e
matematicamente tutte le proporzioni dei diversi apparati.
L’arte era senz’altro basata sulla geometria e sull’armonia delle forme, e
riproduceva come uno “specchio” quello che c’era in natura. Nei suoi
appunti non ha mai distorto la realtà e ne ha riprodotto con precisione
tutti i minimi particolari. In molte pitture è riuscito a raffigurare i
più tremendi cataclismi naturali come terremoti o tempeste, riproducendone
la dinamicità.
Per lui tutti gli esseri viventi funzionavano come delle macchine e quindi
come da perfetto fisico riconduceva i processi fisiologici dell’uomo,
degli animali, delle piante alle leggi della meccanica.Una serie di
ingranaggi e di leve era alla base ad esempio della respirazione o del
battito cardiaco: egli si serviva sempre di descrizioni minuziose
accompagnate dai schizzi perfetti.
Ma il suo interesse era volto anche alle Scienze della Terra: studiò le
dinamiche fluviali del Po, e progettava degli sbarramenti che
consentissero l’utilizzo della potenza dei fiumi come forza motrice per le
pale dei mulini. Studiò le rocce e i fossili, intuendo che milioni di anni
fa al posto dell’Italia ci fosse un grande oceano in cui i picchi alpini
fossero delle isole.
Senz’altro non si può che esaltare la modernità dei suoi studi che oggi
sono ancora argomenti cardini per la fisica, l’anatomia comparata, la
botanica, la geologia e la paleontologia. Queste sono tutte materie che
oggi studia un naturalista, che in quanto tale, come il grande Leonardo
deve sentirle sue, e viverle per spiegare i fenomeni naturali dimostrando
che la natura è precisione in quanto segue precise regole che nessuno può
cambiare. E se l’uomo cerca di variare le sue regole, essa
irrimediabilmente si ribella e cerca di ritrovare un suo equilibrio. continua...
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