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febbraio 2006

Numero 3

E’ fin troppo facile, tuttavia, contrapporre il tanto non fatto: si è da poco appreso che il piano di fuga, necessario per i noti e ricorrenti fenomeno bradisismici, dal 2000 a prima dello scioglimento non è mai stato approntato. Così come mai si è messo mano ad un piano di delocalizzazione per le attività artigianali in grado di liberarle dai prefabbricati e dare spazio e spazi per le loro attività; o ad un progetto di utilizzo per le aree ex Sofer, salvo sbandierare, negli ultimi giorni prima dello scioglimento, mirabolanti inviti a urbanisti di fama internazionale.
Inoltre, cosa di cui poco si discute, i comuni hanno anche competenze relativamente ai problemi derivanti dall’inquinamento acustico, al controllo dei rumori prodotti non solo dalle auto ma anche da locali, discoteche etc.
Ma è soprattutto la mancanza mostrata dall’amministrazione uscente, ma anche da quelle che l’hanno preceduta, di un cultura e capacità di governo adeguata ad una città di quasi centomila abitanti e dal patrimonio unico, ad essere ciò che nessuna riparazione di buche stradali potrà mai sostituire.
A Bacoli un sindaco che ha cavalcato il malcontento contro sia il centrosinistra che il centrodestra, e che io non ho votato, sta avviando la raccolta differenziata dei rifiuti: vedremo se riuscirà ad essere una cosa seria; ma se lo sarà, amministratori e dirigenti puteolani e bacolesi del centrosinistra e del centrodestra, avranno un motivo in più per meditare sulla loro mediocre e inefficace azione di governo.
Renzo Piano ha usato una volta una bella espressione: allegria urbana. La allegria di Pozzuoli non può limitarsi o esaurirsi nella moltiplicazione di locali, ristoranti, pub, pizzerie, discoteche. Non ho nulla contro certe forme di divertimento, purché si sviluppino senza gravare sulla vivibilità dei luoghi attraverso l’occupazione degli spazi, il caos automobilistico, il rumore da un lato; e non sia l’unico e ultimo orizzonte del tempo libero, e degli interessi, passioni, comportamenti di giovani e non. I giudizi moralistici sono sempre sbagliati e ipocriti; è sempre nella debolezza, nella superficialità banale, che non coincide affatto con la spensieratezza, che si radicano modi miseri di spendersi la vita; e solo facendo crescere concrete e condivise alternative che si pone rimedio ad essi.
Così come non possiamo e vogliamo proporre o regredire all’idea di un politico puro, che costituisce l’eccezione e non la norma in ogni epoca storica. E, tuttavia, ci sono meccanismi di potere (licenze, controlli, nomine, favori, appalti) interni all’attività politico-amministrativa, veri e propri centri di gestione monopolistiche delle risorse pubbliche; si può esigere una politica che rimetta in discussione questi assetti, senza moralismi, verificando la bontà del funzionamento e controllando quantità e qualità della spesa? Cosa occorre cambiare perché ciò avvenga? Quali forze, poteri, regole condivise possiamo attivare per voltare pagina davvero?
Il rispetto delle regole e delle leggi deve essere un principio guida della futura amministrazione. Esso deve essere coerentemente e concretamente applicato e perseguito fugando ogni dubbio circa una sua applicazione diseguale che ne chieda il rispetto ai deboli e non ai forti, o che sia contrattata e subordinata a motivi di consenso.

 

Ma occorre anche che la legge non sia vista solo come punitiva e restrittiva. Accanto all’intransigente repressione dell’assalto di strade e marciapiedi, del suolo pubblico in particolare quando circonda beni culturali di grande prestigio e visibilità; al necessario freno del fenomeno degli abusi edilizi che devastano siti, arredo urbano, diritti di vicini etc., occorre anche lavorare per una politica che consenta in modo rapido, senza ricorrere a favoritismi, di poter costruire e modificare immobili laddove siano compatibili con ciò che li circonda, anche diminuendo vincoli per certi versi forse eccessivi; un politica che non sia solo negativa, che sappia dire solo dei no, o che finisca con il gravare su chi le imposte le paga; in cui ad esempio l’Ici (pilastro di ogni bilancio comunale) non gravi soprattutto sui proprietari che maggiormente dichiarano i loro contratti d’affitto etc.


Roma sul marciapiede

di Marika Guerrini


Ecco, è accaduto, sta accadendo, quel che si sperava non accadesse. Lo speravo io, alcuni operatori del settore, quelli dell’accoglienza, lo sperava chi sapeva, conosceva il pericolo incombente. Per sentito dire, voci che si moltiplicano come eco di montagna. Ma qui non siamo in montagna.
Ieri è andato a farsi visitare, è andato da lui perché medico anche nella sua terra, in quella di entrambe. No, nulla di grave, ha detto il medico, solo un’irritazione cutanea. Gli ha prescritto una pomata poi, per maggior sicurezza, lo ha mandato in un ospedale specialistico per malattie cutanee.
Ha quattordici anni, si è confidato con il medico, era spaventato. E’ afghano, anche lui come gli altri, quelli di un altro articolo, minorenni un po' più grandi, loro. E’ qui da pochi giorni, come sempre. E’ di quelli che vivono alla Stazione Ostiense, tra altri ragazzi anche loro fissati nel precedente articolo, su questa stessa rivista, scritto da me, anche quello. Non vorrei scrivere articoli come questo, non vorrei conoscere alcuni fatti, vorrei non esistessero i motivi di questi miei articoli.
Avevo deciso di scrivere su di un film questa volta, quello di Marco Tullio Giordana, il film portato a Cannes, a Hollywood, quello dal titolo: “Quando sei nato non puoi più nasconderti”. Un film sull’immigrazione clandestina, la prostituzione minorile, appunto, un film vero, di contenuto, avrebbe dovuto essere presente più a lungo nelle sale, come altri, superficiali, inutili. Sì un film utile. La gente non vuol pensare. Il regista va ringraziato. Un film la cui visione consiglio. Ma non ho potuto sorvolare sulla notizia di cui sto trattando, non è stato possibile.
Lì alla Stazione Ostiense ora hanno di che sfamarsi, ora c’è la Croce Rossa, passa il lunedì con un pasto caldo, coperte. C’è la Comunità di Sant’Egidio, mi sembra che passi il giovedì. Gli altri giorni non so, non hanno saputo dirmelo, ma un pasto ce l’hanno quasi sempre.
Ma ci sono anche loro. Ora. Come in, quando sei nato non puoi più nasconderti, sono rumeni gli artefici, rumeni e albanesi, prima non c’erano, non accanto agli afghani.

 continua...

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