I GIOVANI NERI AFRICANI,
al mattino, lungo le strade flegree…
di Nicola Magliulo
Quando cominciai a vederli spuntare al mattino, e ad accorgermi di loro,
all’incrocio dopo l’Arco Felice vecchio, e lungo le strade della nostra
zona, restai stupito: chi erano e che facevano lì questi ragazzi neri
africani, che stazionavano sui marciapiedi come le donne che vendono
surrogati di sesso?
Erano e sono
giovani in cerca di lavoro: aspettano, a volte si avvicinano credendo che
ci sia lavoro per loro: se gli va bene ne troveranno uno non certo leggero
e ben pagato, e che dirlo precario mi sembrerebbe già eccessivo. Non so se qualche istituzione pubblica o religiosa, qualche giornale o
associazione se ne occupi in qualche modo e offra qualche accoglienza,
aiuto, tutela. Se c’è qualcuno che conosce meglio questo fenomeno, ci
scriva, ne parli. Se questi giovani restano lì,
disponibili e ammutoliti, esposti ai nostri sguardi indifferenti, o un po’
inteneriti, o infastiditi, va tutto bene; ma se dovessero un giorno, loro
o altri immigrati in altre parti d’Italia, esprimere disperazione e
delusione seppure in forme primitive (ogni riferimento agli eventi
francesi non è casuale), avremmo già pronte le risposte: questo è quanto
succede a farli entrare, è il modo |
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I giovani neri africani, al mattino, lungo le strade
flegree...
pag. 1 di
Nicola magliulo
•
Téhéran e le menzogne dell’occidente
pag. 2
di Marika
Guerrini
•
Triste primato per gli
Stati Uniti d’America: con Kenneth Boyd salgono a mille le esecuzioni di
condanne a morte
pag. 3
di Arianna Ballotta
•
”Nutrirsi d’Arte”
di Claudio Correale
pag. 4
•
REPORT "Nutrirsi d'Arte"
pag.
5
•
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con cui ci
ringraziano di averli fatti venire qui a fare i collaboratori domestici o
le badanti, o i lavori che quasi nessuno di noi più vuole fare nelle
fabbriche, nelle
campagne, nei cantieri, nelle case etc.
Per dar torto
a questi ‘egoisti’, e attenuare la salda persuasione che vengono a
disturbarci in casa nostra, dobbiamo rispolverare, ogni volta, le imprese
coloniali italiane ed europee in Africa e nel Terzo Mondo, o ricordare che
siamo stati emigranti e maltrattati anche noi; far presente che ‘servono’
alla nostra economia e alle nostre case e famiglie, che viviamo in un
mondo globalizzato; o, viceversa, cercare di evidenziare che sono esseri
umani, spesso soli e lontani dagli affetti, dai luoghi, dalle culture di
origine; ma – concludono i nostri egoisti - se le condizioni di vita che
trovano qui non li soddisfano, se si sentono per certi versi disprezzati,
o ‘tollerati’, o esclusi da una serie di diritti di cittadinanza, se ne
tornino ai loro paesi.
Non stiamo
dicendo che il governo del fenomeno e le possibilità di accoglienza non
debbano essere responsabili; né che immigrato è ‘buono e bello’ in
contrapposizione all’erronea generalizzazione che li vuole ‘sporchi e
cattivi’: ma che gli immigrati vanno accolti e inseriti rispettandoli come
persone, come individui differenti con le loro specificità, le loro storie
che non si identificano certo nel loro essere rumeni, slavi, musulmani,
così come non possiamo relazionarci agli individui omosessuali, ebrei,
tifosi della Salernitana…
Recenti
statistiche, pubblicate dopo l’ennesimo naufragio di persone accatastate
su un barcone per tentare la traversata verso l’Italia, ci danno dati
ormai agghiaccianti: migliaia di morti affogati (diecimila, ventimila
morti, tra cui non pochi bambini) nel Mediterraneo negli ultimi anni dieci
anni circa.
Come per la fame nel mondo, riesce difficile in verità alle nostre pance
piene e al nostro benessere, capire e
continua.... |