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pagina 2

dicembre 2005

Numero 1

La prima impressione che si coglie dal volto di Maria è tipica di chi risponde con l’amore alla sofferenza, lasciando trasparire un intimo legame con chi non si può abbandonare, o meglio, con chi non si vuole abbandonare.
 

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Autobotte adibita al trasporto del latte

Ci ha parlato della povertà che è tanto grande quanto la dignità di quelle popolazioni, di quanto sono felici di mandare i propri figli per un periodo a disintossicarsi nella terra flegrea, dove le strutture sanitarie possono monitorare le patologie, a volte molto gravi, da radiazioni e prescrivono le cure per ogni caso; poi, le famiglie che li ospitano, si preoccupano di fornire ai bambini le medicine che porteranno nel loro paese, per proseguire la cura tutto l’anno.
Si, perché in tutti i paesi poveri, i bambini, anche quando vanno in ospedale, ammesso che ce ne sia uno, devono portare con loro le medicine altrimenti non vengono curati.
Poi “la vacanza finisce”, ma l’anno successivo, per fortuna e se lo vogliono, ce ne sarà un’altra ancora.
Tra i bambini piccoli e piccolissimi, che vivono a decine nelle stanze degli orfanotrofi bielorussi, c’è da condividere solo quel poco di cibo e tanta nebbia mista a gelo.
 

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Pozzo artesiano per approvvigionamento dell’acqua “potabile"

Non si può stare vicino ad ognuno, devono imparare a cavarsela da soli fin dalla nascita, piangono e quando Maria, per umano istinto tenta di avvicinarsi ad uno di loro per prenderlo, le viene chiesto di non farlo, tenerlo anche solo per un po’ in braccio gli farebbe sentire il calore e dopo il pianto diventerebbe più forte.

 

Il destino di questi bambini, in qualsiasi parte del mondo si trovano, è drammaticamente identico: per la maggior parte di loro non c’è futuro e mentre associazioni come quella di Maria e Biagio utilizzano ogni strumento normativo, dal soggiorno terapeutico, all’adozione e all’adozione a distanza, per donare una vita dignitosa a questi bambini, tutto rischia di svanire davanti all’immobilismo delle istituzioni italiane ed ai protagonismi all’interno di reti gerarchiche, che gestiscono regolarmente in dissenso o antagonismo.
Le famiglie direttamente interessate al blocco, si legge dal comunicato, “ chiedono chiarezza sulle responsabilità dirette degli Enti autorizzati all’adozione in Bielorussia e sul business delle accoglienze.
Vanno analizzate e verificate le reali responsabilità soggettive ed oggettive di questi Enti rispetto ai ritardi ed alle tante omissioni, manifeste e reiterate, e la totale insussistenza dei controlli sul loro operato da parte della Commissione Adozioni Internazionali (CAI), organismo preposto alla loro vigilanza.
Gli interessi economici in gioco sono elevati e coinvolgono diverse aree e settori economici, sia bielorussi che italiani: la Bielorussia resta infatti l’ultima nazione dell’ex blocco sovietico a voler intrattenere rapporti per le adozioni internazionali con l’Italia, dopo la chiusura della Federazione Russa, dell’Ucraina, della Romania e della Bulgaria, come recentemente dichiarato dalle stesse autorità di governo”.
Con la legge 176 del 27/05/’91, l’Italia ha ratificato la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo.
In occasione del 16° anniversario, con tutta onestà ci saremmo aspettati qualcosa di più dei soliti costosi festeggiamenti.
Peccato! Si è persa un’altra occasione per dimostrare che alle parole seguono qualche volta i fatti.


Roma - stazione Termini

Siamo i ragazzi di Clichè-sur-Bois in preda alla rabbia e all’odio

di Marika Guerrini - Illustrazioni di Mashid Mussavi


Si chiama Afthab, occhi a ricordare gli avi mongoli, è hazarà, ha diciassette anni. Potrebbe chiamarsi Hussein, avere quindici anni, chiamarsi Ahmad, averne sedici o Reza, Ismail, Eskandar. Con tanti altri nomi potrebbe chiamarsi, ora, qui, sono dieci diversi nomi, ma gli anni sono sempre gli stessi: quindici, sedici, diciassette, a volte quattordici, di rado meno, mai diciotto, non sarebbero qui, nessuno li accoglierebbe, maggiorenni dall’oggi al domani in terra straniera diventerebbero autonomi, autosufficienti per la legge, le autorità. Dall’oggi al domani.

Ma ora sono qui, in questo centro di accoglienza, è qui che si incontrano attraversando la città dai loro alloggi nelle case famiglia. Case sovvenzionate dal comune, dislocate nelle periferie, come loro sparpagliate.

 continua...

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