A rischio la Soprintendenza archeologica di Napoli, potrebbe essere soppressa ed accorpata a quella di Salerno.

Castello di Baia - Foto Peppe Del Rossi

Dal primo gennaio 2015, la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, potrebbe essere soppressa e tutte le competenze decisionali, gestionali e amministrative per l’archeologia in Campania trasferite a Salerno. Ciò è quanto previsto dalla riforma del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo riportato nell’allegato n.1 della circolare n. 373 del Ministero.
Sul piede di guerra i lavoratori della Soprintendenza di Napoli, che in una affollatissima assemblea hanno evidenziato “che con tale riorganizzazione viene soppressa, dopo 200 anni dalla sua istituzione, la Soprintendenza partenopea, punto di riferimento per gli studiosi e le istituzioni culturali di tutto il mondo e che ciò provocherà disagi nell’espletamento degli atti di competenza e difficoltà nella tutela del territorio, nel quale sono presenti eccellenze quali il centro antico di Napoli, i Campi Flegrei e l’area Nolana”. Ad esempio, ci ha spiegato Mariano Carlino segretario della CISL FP, che abbiamo raggiunto telefonicamente: “Il Castello Aragonese di Baia entrerebbe a far parte del polo museale regionale, mentre gli scavi resterebbero con la Soprintendenza spostata a Salerno, per non parlare dell’enorme disagio per i cittadini, che per ottenere delle autorizzazioni in aree sottoposte a vincolo, anche solo per installare un ascensore, dovrebbero rivolgersi a Salerno “.

La scelta risulta incongrua anche dal punto di vista della nuova eventuale sede che a Salerno si trova in un appartamento privato con una spesa annua di 200.000 euro, in alternativa, ma al momento è solo un’ipotesi, si sta pensando all’utilizzo della caserma Tofano di Nocera Inferiore. Attualmente a Napoli la soprintendenza dispone di 2190 mq. in un’ala del Museo nazionale, con una biblioteca e un patrimonio librario di 70.000 volumi antichi. Incertezza e preoccupazione anche sul destino dei dipendenti napoletani.
La scelta dell’accorpamento delle soprintendenze , con la conseguente delocalizzazione amministrativa da Napoli a Salerno, creerebbe non poche difficoltà ai comuni dell’area flegrea, sottoposti a forti vincoli archeologici e paesaggistici. Problema che investe sia il singolo cittadino che le imprese, basti pensare a quante volte piccoli lavori di manutenzione di uno stabile o semplici lavori di ripristino stradale, vengono bloccati in attesa del sopralluogo dei tecnici della soprintendenza e pertanto, allontanare il centro decisionale a Salerno significa allungare i tempi di attesa delle procedure amministrative.
Ma questo non è l’unico motivo di preoccupazione. Attualmente, tra la Soprintendenza archeologica di Napoli e i comuni flegrei si è creato un proficuo rapporto di collaborazione, basti pensare alla convenzione stipulata con il comune di Pozzuoli , che da due anni sta favorendo l’apertura dell’Anfiteatro Flavio, grazie all’impiego del personale comunale . Anche Il comune di Bacoli ha proposto alla soprintendenza l’impiego del proprio personale, per migliorare la fruizione del servizio con l’apertura e l’accesso alle sale del Castello di Baia. Tutto ciò è avvenuto grazie ad una comunione di intenti, scaturita da un lungo lavoro che ha saputo coniugare la conservazione e la tutela del patrimonio archeologico, con la valorizzazione e la promozione del territorio. Al centro di questo processo ci sono i cittadini, le associazioni e il mondo dell’imprenditoria che hanno sempre risposto con entusiasmo e partecipazione. Da questa prospettiva risulta evidente che la valorizzazione del patrimonio archeologico passa attraverso uno sviluppo integrato del territorio, obiettivo prioritario per le comunità locali. Se nei prossimi giorni l’ ipotesi di accorpamento e dislocazione a Salerno della soprintendenza di Napoli fosse confermata, le amministrazioni locali potrebbero vedere svanire il lavoro fin qui svolto e ritrovarsi al punto di partenza.

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