Barcellona. Il cantastorie “alieno”

con foto di Alessandra Calvi.

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi
Visitare Barcellona per pochi giorni è come essere al luna park, dove i sogni durano quanto un giro di giostra e Barcellona in un giro di giostra mostra il suo volto di città delle “grandi cose”.
E’ la città dei grandi progetti, dal piano di espansione urbana di Cerdà, l’ingegnere che nel 1859 trasformò una sovrappopolata, quanto in scarse condizioni igieniche, piazzaforte militare, nell’impianto urbanistico a maglia regolare che oggi conosciamo, al piano di rinnovamento urbano a larga scala del 1992, in occasione dei Giochi Olimpici, che ha riallacciato il confine della griglia di Cerdà con il mare.
E’ la città delle grandi strade come la Rambla de Catalunya e las Ramblas di 20 metri di ampiezza e, ancor più, le cinque grandi direttrici viarie (Gran Via del Les Corts Catalanes, Avinguida Diagonal, Paseig de Gracia, Avenguida del Parallel e Avenguida de la Meridiana) larghe dai 60 agli 80 metri che confluiscono nella grande Placa Catalunya.

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi
E’ la città dei grandi architetti, Antoni Gaudì, che ha contribuito in maniera preponderante a rendere Barcellona una capitale del modernismo catalano, lasciando opere eclettiche ed esuberanti ma anche opere considerate patrimonio dell’Unesco come la casa Mila (la Pedrera), la casa Battlò, il Parco Guell e la Sagrada Familia, ormai simbolo indiscusso della città; di Ludwig Mies van der Rohe con il padiglione “Barcellona” per l’Esposizione Universale del 1929, un’opera universalmente riconosciuta un caposaldo per lo sviluppo della progettazione architettonica del novecento.
E’, infine, la città dei grandi pittori come il catalano Joan Mirò o Pablo Picasso a cui, nonostante una breve permanenza a Barcellona, è dedicato un Museo con gran parte delle sue opere giovanili.
Bisogna salire su quella giostra con lo spirito di un cantastorie “alieno” calato nella nuova colorata e cangiante realtà come in un “altro mondo” e perciò con occhi vergini e pronti a stupirsi e ricettivi ai molteplici stimoli che gli si offrono e viaggiare oltre i confini imposti dal suo moto circolare senza spazio nè tempo al di là di razionali destinazioni verso sogni deliranti e immaginifici. Su questa giostra brillante di luci, colorata e musicale, la città scopre spazi, ricordi, racconti di tempi e storie lontane che la giostra rivela ad ogni arco tracciato dal suo tragitto circolare agli occhi e al cuore di chi vuole scorgere segreti profondi, nei dettagli che solo chi sa darsi tempo, chi desidera nell’osservazione, cercare, riesce anche in un dettaglio apparentemente banale o dietro un angolo nella semioscurità a trovare una finestra sul mondo.
Ed è così che il cantastorie, come un addolcito “flaneur baudelairiano”, esplora la città con lo sguardo di chi non cerca realtà ufficiali ma ciò che c’è dietro, scoprendo non certo repellenti angoli bui o realtà trascurate, bensì un paio di volteggianti scarpette verdi che sembrano appartenere alla ballerina di una fiaba o una “zebra” che suona la chitarra. Così come è passeggiando con passo sicuro e sguardo attento sulla Rambla che egli può imbattersi su un’opera autografa di Mirò o scovare in prossimità del Port Vell e della Barcelloneta la testa pop art di Roy Liechtenstein o gustare un fresco vino e scoprire l’etichetta firmata da Milton Glaser artista e design famoso nel mondo per aver creato nel 1976 il logo I LOVE NY.
Barcellona rivela così il suo genius loci attraverso la sintesi tra antico e nuovo, il luogo in cui le disparità tra chi possiede e gli indigenti si manifesta senza paura e senza conflitto ma certamente con grande coraggio.

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

Barcellona. Il cantastorie alieno, Alessandra Calvi

4 Commenti su "Barcellona. Il cantastorie “alieno”"

  1. A Barcellona ci sono stato una volta e precisamente per sei ore facendo scalo per arrivare a Porto. Lasciai le borse in aeroporto e presi l’autobus per il centro della città. tra andare e tornare e ebbi il tempo di fare giusto un giro intorno ad un isolato e fermarmi per prendere un caffè. era pomeriggio, tardo pomeriggio, e c’era una bella luce dorata e tantissima gente brulicante, vivace, e ho ritrovato quell’atmosfera nelle parole e nelle immagini dell’articolo. Gaudì non riesco ad apprezzarlo, non ce la faccio proprio, forse lo si capisce visitando di persone le sue opere, mentre Mies è un riferimento fondamentale per tutti coloro che credono in un’architettura che possa essere semplice, essenziale, elegante….in sostanza “classica” in chiave moderna. Le foto sono belle nell’insieme riuscendo a descrivere-interpretare alcuni aspetti peculiari della città.
    e a questo punto…un soggiorno più lungo di sei ore mi auguro di poterlo fare anche io ma non prometto di ricredermi su Gaudì….:-)
    Brava a te, Armando

  2. Originale nel taglio e nell’impostazione, il servizio è un bell’esempio di fotogiornalismo. Ho seguito le indicazioni, nel testo, dell’autrice ed ho partecipato ad un viaggio interessante. Ogni fotografia parla da se e custodisce un’emozione, che poi si unisce alle altre in un unico coro. Per lavoro vedo testi e foto tutti i giorni e non mi capita spesso di soffermarmi per puro piacere. I miei complimenti !

  3. Già fatto.
    Equilibrato. Buona costruzione del periodo.
    essenziale ma buona organizzazione nei contenuti
    Mai esasperatamente tecnica,.rivela conoscenza tecnica, mista a buona comunicativa letteraria….
    il brano scorre non annoiando mai il lettore…

  4. Si,Barcellona è una città magica,e ogni volta ci attira lungo le strade,verso il mare. Rivisitare le opere di Gaudì,e altri grandi ,ogni volta ha il suo stupore,i materiali e l’opportunità artistica di Gaudì,ha una modernità ,in movimento,ovvero e sempre piu all’avanguardia di qualsiasi opera moderna,sta lì ,sembra dirti ,sono inimitabile,mai più ci sarà un genio così,io Gaudì lo adoro,e mi commuovo,ogni volta che rivedo la Sagrada Familia,un uomo ,un artista veramente singolare…le foto di questo articolo ,sono forse l’essenziale ,di uno specchietto della città,quell’occhio femminile si avverte e ci trasmette la sua incantata e sacralità.

Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato


*