Vesuvio: rischio e/o risorsa?

Con circa mezzo milione di persone ed i loro beni a rischio il Vesuvio è, se non tra i più attivi vulcani del mondo ( per fortuna vi scrivo da una delle zone più prossime allo Sterminatore) , tra i più popolati. Non a caso il Parco Nazionale del Vesuvio, l’area protetta che circonda il Gran Cono, è il più piccolo d’Italia ma il maggiore per densità abitativa. Una gran bella anomalia per una zona tutelata il cui perimetro comprende ampie frange di abitato che si rincorrono dal comune di Massa di Somma a quello di Trecase. Ha dovuto tener conto di questa stima la giunta della regione Campania nell’approvare la legge 21, quella che ha bollato 18 comuni del vesuviano come “Zona Rossa”. Con il progetto “Vesuvia”, oltre a vietare l’incremento dell’edilizia residenziale in quei territori, l’esecutivo regionale stanziava incentivi economici per 30mila euro a favore di chi sceglieva di trasferirsi altrove. L’obiettivo? Decongestionare l’area più densamente popolata d’Europa.

Era il 21 dicembre del 2003. Cosa è cambiato da allora? Dopo due bandi emanati per richiedere il bonus, sono le cifre a definire l’assoluta insufficienza della strategia che avrebbe dovuto indurre allo spostamento almeno 1000 nuclei familiari. 3276 le domande pervenute e 2350 quelle ammesse ma, di queste, solo 236 hanno ultimato l’iter previsto, vale a dire, lo 0,13 per cento della popolazione residente. Ancora meno incisivo il secondo che ha convinto solo lo 0,05 per cento dei residenti della Zona Rossa a spostarsi secondo le modalità definite nel Piano Strategico Operativo (Pso). Dunque, a distanza di quasi quattro anni questo strumento è stato costretto a proporre soluzioni alternative/integrative al bonus per favorire l’esodo programmato. Come a dire che, alla luce di cifre poco confortanti, si è corso ai ripari. In che modo? Anzitutto, aumentando il contributo a 40mila euro, poi, offrendo garanzie a chi stipula un mutuo, agevolazioni nei traslochi e nell’acquisto della casa e mettendo a disposizione apposite aree attrezzate per le nuove residenze. Infine, prevedendo la nascita di un’agenzia di orientamento al lavoro collegata alle aree di nuova localizzazione. Ma se da un lato si cerca di incentivare l’evacuazione dalla Zona Rossa, dall’altro, si studiano interventi per rilanciarne l’economia. Interventi “in loco” e con costi da capogiro: un miliardo e mezzo di euro (solo di parte pubblica). E’ questa la cifra che la “cabina di regia” prevista dalla legge ha destinato ai settori turistico, agroalimentare, florovivaistico, nautico e tessile- orafo dei 18 comuni. Anche la pioggia di euro, però, non è esente da un rischio, sebbene di tutt’altro tipo. Quello di convincere sempre più residenti a restare alle pendici del Vesuvio e, d’altra parte, chi rinuncerebbe al fascino del nostro territorio se ad esso corrispondessero concrete possibilità di crescita e sviluppo? Intanto bisogna attendere che la regione Campania vagli la proposta.

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