QUANDO LA RELAZIONE DIVENTA MOLESTA

Consuntivo del convegno violenza sulla donne e stalking

Registra un ottimo afflusso di partecipanti il convegno “Violenza sulle donne e Stalking. Quando la relazione diventa molesta” svoltosi sabato 4 dicembre 2010 a Pozzuoli presso il complesso turistico Averno Damiani.

Ad organizzare questo momento di confronto e riflessione, primo di una serie di incontri che analizzeranno il fenomeno della violenza nei suoi vari volti, l’associazione Angeli Flegrei Onlus, in collaborazione con il Csv di Napoli, nell’ambito del progetto Angeli allo Sportello, ed in partnership con la cooperativa sociale Città dell’Essere e con l’Aico Campania (Associazione Italiana Counselling).

Un importante supporto a livello logistico è stato dato dall’associazione Nazionale Carabinieri e dall’Associazione di Protezione Civile Le Aquile Pozzuoli.

A darsi appuntamento un centinaio di persone, provenienti non solo dalla Campania ma anche dal Lazio e dalla Puglia.

Un momento importante per fare il punto sull’esistente e per lanciare nuove proposte e mettere insieme forze e propositività.

Nel corso degli anni si sono mossi piccoli passi a tutela delle donne. Infatti, nel 2005 è stata emessa la legge 23 per la creazione dei centri antiviolenza e per l’istituzione delle case d’accoglienza per le vittime di violenza, che consentono alle persone che subiscono tale esperienza di avere a disposizione un luogo dove distaccarsi dalle mura domestiche, simbolo di una quotidiana vessazione”.

Altro traguardo importante la creazione di un fondo di anticipazione per il risarcimento delle vittime di violenza, nato sul modello di quello antiracket ed alimentato dai ricavi realizzati con i beni confiscati.

Come sottolinea Monica Maietta, presidente della Consulta Femminile della Regione Campania si tratta solo dei primi passi ed occorre fare di più. Occorre mettere a sistema tutte le forze che oggi lavorano in maniera disgregata e moltiplicarle.

“Oggi ci sono 14 donne in Regione ed in consulta siamo appena venti. C’è da fare tantissimo – ribadisce la Maietta”.

E’ necessario, secondo gli organizzatori, creare una sinergia che lavori nella stessa direzione per porre un argine ad un problema dilagante che non riguarda solo le donne ma tutte le persone. E da tutti deve venire l’impegno per realizzare un allargamento di prospettive che permetta di aggiungere risorse umane e di creare un arricchimento di percorsi esperenziali.

“Il nostro intento – spiega Luigi Lucci, presidente dell’associazione Angeli Flegrei Onlus – attraverso le iniziative del progetto Angeli allo Sportello che ha una comunione di finalità con gli sportelli antiviolenza e con gli altri sportelli di counselling attivi sul territorio – è aiutare le vittime, anche quelle inconsapevoli, ad uscire dallo stato di isolamento in cui si trovano. Infatti solo attraverso lo scambio ed il confronto, che permettano di conoscere le modalità di una relazione affettiva sana, si può assumere una reale consapevolezza della propria condizione e quindi trovare la forza di reagire e denunciare” .

Perché, come sottolinea con forza Carlo Signore, referente dello Sportello antiviolenza e antibullismo della Caritas, che opera a Napoli, “la cosa peggiore è che oltre al subire violenza, si aggiunge l’impossibilità del non poter raccontare della violenza che si è subita, quella violenza che ha il peso di un macigno che ci si porta dentro e genera una disperazione tanto grande da portare molte donne al suicidio. Ai dati sugli omicidi bisognerebbe quindi aggiungere quello sui suicidi. Un dato che naturalmente non viene rilevato e che farebbe subire un’impennata alle stime. In Italia, purtroppo, muore una donna al giorno per violenza”.

Fondamentale, secondo gli organizzatori, l’aspetto della riabilitazione degli artefici di violenza.

Il carcere – dicono infatti – incattivisce. Prima o poi, per quanti anni possano scontare, quelle persone escono e, se non hanno intrapreso opportuni percorsi di riabilitazione, tornano a colpire con ancor più brutalità”.

Importante è anche l’accompagnamento ed il sostegno alle famiglie sia delle vittime che dei carnefici, perché alcuni di essi vogliono capire cosa è successo per non farlo più ed in questo, secondo gli addetti ai lavori, vanno ascoltati e sostenuti.

Non a caso anche la legge sullo stalking, che oggi si configura come un reato ed è punibile con una reclusione fino a 4 anni, sottolinea l’importanza dell’aspetto riabilitativo.
Ma qual è la linea sottile che separa un modo di corteggiare assillante da un atteggiamento di vero e proprio stalking, cioè un’ossessione che porta a perseguitare la vittima, e come si oltrepassa il confine tra i due comportamenti.
“Non è facile inizialmente – sottolinea Giovanni Amoroso, presidente dell’associazione AICo Campania (Associazione Italiana Counselling) e presidente di Città dell’Essere, enti partner

dell’iniziativa – capire che si è vittima di stalking. Lo stalker, inizialmente, riempie la vittima di attenzioni anche piacevoli: fiori, lettere cioccolatini e così via”.
Non a caso lo stalker di solito è un ex fidanzato o convivente ed il comportamento ossessivo si attiva nel momento in cui da parte della partner c’è un distacco, una presa di distanza.
Secondo i dati nel 70% dei casi si attuano pedinamenti, nel 78% telefonate, nel 60% lettere e fiori.
Progressivamente, quindi si scavalca il confine tra amore, quantomeno un amore sano ed equilibrato, e violenza”. Perché l’amore è l’ombra dello stalking.

“Per questo – continua il presidente AICo – la vittima dovrebbe rivolgersi agli sportelli antiviolenza ed a quelli di counselling, nonché a tutte le realtà attive territorialmente, aprendosi al confronto, prima che si arrivi ad episodi i violenza conclamata, perché quello che pesa di più è il senso di isolamento.”
Gli sportelli di couselling presso i quali opera personale specializzato, secondo quanto sottolineano gli addetti al settore, servono a far assumere consapevolezza di sé alla persona ed a farle riattivare le sue stesse risorse bloccate.
Il tutto fa capo all’incapacità, secondo gli esperti, da parte dello stalker di elaborare la fine di un rapporto, comprendendo che ogni storia ha un inizio ed una fine e non c’è motivo di rimanere feriti, anzi bisogna essere in grado di separarsi serenamente, senza recriminazioni, né rabbia e risentimento, portando con sé le cose che la persona con cui ci è relazionato ha saputo donarci ed insegnarci.
Ma lo stalker non è in grado di farlo e vive la fine della relazione come un abbandono insanabile o come un torto che va riparato.
In definitiva lo stalker, secondo gli esperti, è una persona che si è sentita poco amata e quindi non ha sviluppato una vera capacità di amare.
“Se non sai come amare – ribadisce Amoroso – non sai neanche come separarti”.
Tante le proposte emerse dall’incontro per invertire la tendenza, affinché si passi finalmente dal problema, che è sotto gli occhi di tutti, a possibili e concrete soluzioni.
Da quella di una presa di posizione forte dal mondo della politica contro l’attuale immagine della donna offerta dai media a favore di una che sia rispettosa della dignità femminile ad una che veda

rafforzare ed implementare i percorsi di educazione all’affettività, di gestione delle emozioni e della sessualità a partire sin dalle scuole medie inferiori.

Perché la violenza rappresenta uno strappo ed un dolore lacerante non solo per chi la subisce ma anche per chi la agisce, anche se troppo spesso non ne si è consapevoli.

Per maggiori informazioni sull’iniziativa e e per accedere allo sportello di counselling rivolgersi a:
Angeli Flegrei Onlus C/o Open Center 
Via Celio Rufo, 20 – Pozzuoli
Tel. 081.853.14.17 – Fax. 081-3032084;
e-mail: info@angeliflegrei.it; website: www.angeliflegrei.it

Tania Sabatino
Addetto stampa

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