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pagina 3

aprile 2006

Numero 5

Accanto ad essi il giovane Massimiliano Varrese altrettanto bravo nei panni di Eugenio così come Maurizio Donadoni in quelli di Aymon e Susanna Smit in quelli di Carolina. Potremmo andare avanti con Nicola Di Pinto, il fedele maggiordomo del principe, perfetto nella parte allo stesso modo che la governante, potremmo continuare tra professionisti e non, la lista sarebbe lunga, sta di fatto che il film è riuscito e nel contenuto letterario e in quello scenico, dalla sceneggiatura ai costumi, alla scenografia, dalle musiche alla fotografia, alle luci, alle ambientazioni naturali.

Un vero film d’autore, vero perché libero, non intellettuale, malgrado il senso e la precisione storica, film d’equilibrio, connubio tra pensiero ed arte cinematografica, in cui molto viene detto, molto suggerito o lasciato all’intuizione, all’immaginazione sì come che gentilezza e bellezza suggeriscono oltre ogni tempo e spazio.


Napoli

Con “Karawan…”
verso un Marocco civico

di Valentina Castellano


il Viaggio da "Terra di miti, leggende e paure".ed. medigraf

 

Voglio raccontarvi di un viaggio che ho fatto un po’ di tempo fa. Per questo viaggio non ho preso nessun aereo, nessun treno, tanto meno una nave.
È stato un viaggio che ho compiuto grazie ad un libro scritto a mo’di racconto da una brillante sociologa marocchina: Fatema Mernissi.

Il mezzo del mio viaggio si chiama dunque “Karawan. Dal deserto al web”.
Attraverso questo libro Fatema Mernissi accompagna per mano il lettore alla scoperta di un paese speciale: il Marocco.

Non aspettatevi però il Marocco descritto dai media, dal senso comune, abbandonate gli stereotipi del conflitto tra centro e periferia, tra uomini e donne.
Lasciatevi trasportare nel Marocco Civico.
Capitolo dopo capitolo, viene a delinearsi un paese speciale, una cultura sofisticata, coraggiosa ed in grado di far fiorire il paese e la vita dei suoi stessi cittadini grazie alle nuove tecnologie di informazione.
Il Marocco civico è il risultato di un processo di democratizzazione accompagnato dallo sviluppo delle tecnologie. Ma soprattutto un processo di democratizzazione che si è reso possibile grazie all’accesso delle classi sociali considerate inferiori appunto alle ICT (dal satellite al web).
L’idea del Marocco civico si basa sulla cooperazione, sulla solidarietà, sull’accesso alla conoscenza, sul forte aiuto da parte delle associazioni.

Una volta intrapreso questo viaggio, assisterete di fatto al capovolgimento dei luoghi comuni.
Assisterete a cambiamenti che partono proprio dalla periferia, dai paesini dell’Alto Atlante e dal deserto di Zagora e Figuig. Il rapporto tra centro e periferia si ribalta radicalmente nel Marocco civico.
Sognerete di queste donne analfabete che, seguendo venere nella tessitura dei loro tappeti, riusciranno a diventare indipendenti facendo del loro mestiere una vera e propria arte. Matisse e Picasso ne rimasero incantati.
Forse vi meraviglierete di questo Marocco civico dei centri di ascolto e degli Internet cafè, dove uomini e donne si aiutano l’un l’altra e cooperano per inventarsi un futuro in cui la solidarietà sia la regola del gioco.

Nel paese dove sono andata, una persona ricca non è chi ha denaro, ma colui che padroneggia meglio l’arte della comunicazione.
Ed è proprio con la comunicazione che tutto ciò ha potuto prendere vita.

Dapprima il satellite ha permesso, soprattutto ai giovani, di conoscere un mondo al di là dei propri confini territoriali, sociali e culturali. Questa consapevolezza ha portato la popolazione ad attivarsi in questo senso. L’accesso alla conoscenza, alle informazioni (attraverso internet soprattutto), diventa fondamentale per rapportarsi con “il resto del mondo”.

Ma attenzione, non parliamo di un rapportarsi passivo. Con internet i giovani marocchini affermano la propria creatività, la propria arte, la loro stessa cultura nell’intero globo. Ed ecco che la globalizzazione non ha più le vesti di un fenomeno unidirezionale, ma finalmente si verifica un feedback.

Il segreto è imparare a comunicare con il mondo, con gli stranieri.

Padroneggiare l’arte di interpretare le differenze.

 continua...

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