aprile 2006 - Anno I

Numero 5

NEWS

Autorizzazione del Tribunale di Napoli N° 70 del 26/10/'05 – Direttore responsabile: Giuseppe Del Rossi - www.ulixes.it - info@ulixes.it

Cartolina da Assisi

di Nicola Magliulo


Raffaele Ariante è pittore che segue una sua personalissima ricerca. Anche nella sua recente serie dei 33 Crocefissi, la rappresentazione della Croce assume tratti originali. Ogni naturalistico segno della Passione, viene lasciato cadere: sul corpo di Gesù non c'è traccia dell'agonia, il volto appare coperto, e il legno della Croce cancellato. Solo l'uso di qualche colore, come un rosso vivo che fa da sfondo, ricorda il dramma.
E' la potenza della Vita sulla morte che Ariante vuole rappresentare, ovvero mette in scena l'icona che più di ogni altra nella nostra cultura rappresenta la sofferenza e la morte, per far esplodere, in e da essa, la Vita.

Il movimento del corpo, e le braccia aperte come ali, fanno cenno all'inizio di un volo, ad una riconquistata leggerezza. E' come se il pittore volesse rappresentare l'ascesa di Gesù al cielo fin dalla Croce: immaginare la liberazione dallo spirito di gravità di questo mondo come un compimento che non cancella la sofferenza patita, ma la oltrepassa, trasfigura ed accoglie.
Il dono della libertà appare fondato su di un Dio che ama e spera che i figli siano capaci già Ora, e non solo in un astratto aldilà, dell’istante pieno, di ospitare il Regno dei cieli in noi.

 

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In questo numero:

Per Massimo Cacciari, la morte di Dio significa l’impossibilità di legarci ed assolutizzare qualsiasi ente, valore mondani: Dio chiama perché ci si strappi da ogni amore di sé. <<Innaturalità somma>>, follia per la sapienza antica.
E anche se disperiamo di fruire di una tale oltre-umana misura di amore, non possiamo che specchiarci, interrogare, inseguire, amare la purezza che ci è stata rivelata. Solo essa consente di vederci nella nostra miseria, nei nostri limiti, e insieme ci dona la possibilità di sopportarla, di purificarla, di gioire.


Roma

Oltre la storia
il film di L. Lambertini

di Marika Guerrini
Le fotografie sono di Pino Sondelli su concessione dell'ufficio stampa De Lucia Levèque Associati


E’ luce bianca la stanza dei giochi: FUOCO SU DI ME, scena diciotto, film di Lamberto Lambertini.
Napoletana luce bianca, quella che illumina a dismisura, la stessa impietosa sui volti, nel tempo. Luce bianca sul grande tappeto, sui giocattoli, sui bimbi, quattro, figli di Gioacchino Murat.
Altro tempo, diciannovesimo secolo, lontano, altro spazio, simile ad ora, Portici, la reggia, l’isola di Procida.
Ma la stanza dei giochi non ha tempo, non ha spazio, in essa tutto avviene, tutto è possibile, tutto si progetta, si immagina nel...facciamo finta che, il gioco più antico, più vero, attuale sempre. La stanza dei giochi è presente nel film di Lambertini, sempre, oltre la scena, la diciotto appunto, è nel sottofondo, sempre, poi, ancora oltre, quale eco in prospettiva lontana se pur presente: intrighi, battaglie, vicende di uomini nella e fuori dalla storia.

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